Il moviolista della rosea Francesco Centi spiega come il protocollo non abbia permesso al Var di intervenire sulle due decisioni controverse dell’arbitro Calvarese.
Rassegna stampa
Cagliari-Juventus è il tema (non) calcistico del giorno. Gli episodi dubbi che hanno “influenzato” il match di Sardegna Arena vengono analizzati da quotidiani sportivi e generalisti, e tutti secondo la chiave più giusta: il rapporto tra Var e arbitri “umani”. È il tema assoluto, ne abbiamo scritto anche ieri, prima della serataccia sarda di Calvarese. La sensazione è che certi arbitri abbiano creato un vero e proprio piccolo partito dissidente nei confronti della tecnologia. E che quindi, proprio in virtù di questa condizione, rifiutino a prescindere il suo supporto.
Per ricostruire la vicenda, utilizziamo il pezzo che spiega meglio di tutti gli episodi controversi avvenuti alla Sardegna Arena. È quello del moviolista della Gazzetta dello Sport, Francesco Centi. Il suo è l’articolo più approfondito, analizza tutti gli episodi e li lega al protocollo Var. Il punto è tutto qui.
Il protocollo/1
Leggiamo: «Le polemiche sono sull’uso (o non) della Var. L’azione: Padoin crossa e Bernardeschi intercetta la palla saltando con le braccia larghe. La distanza tra i due giocatori è ampia, il movimento molto sospetto: insomma, tocco punibile. L’arbitro, invece, lo valuta involontario e lo spiega in modo deciso ai rossoblù. Segue conciliabolo col Var che per prima cosa deve stabilire se la deviazione è in area (lo è, proprio sulla linea), poi Banti chiede al collega in campo se ha visto bene il tocco e come lo ha interpretato. E qui occorre rispiegare ancora una volta il protocollo Ifab, barriera invalicabile per chi sta al monitor: sulle valutazioni soggettive (come la questione volontario-involontario) la Var ha mani legate e non può costringere a rivedere l’episodio. Per farlo deve rilevare un “chiaro errore”, come può esserlo una parata o uno “schiaffo” alla palla clamoroso, ma non un tocco per quanto ci sia la sensazione del rigore (come accaduto con Mertens in Crotone-Napoli)».
Ne scrivemmo anche noi, la settimana scorsa dopo Crotone (qui). Allora spiegammo che il Var non rilevò il chiaro errore, quindi non lo segnalò all’arbitro. Di conseguenza, lo stesso arbitro decise – come Calvarese, ieri – di non rivedere la situazione con il monitor a bordo campo, con l’On Field Review. Situazione simile, forse il braccio di Bernardeschi era più largo ma il punto – ripetiamo – non è questo, quanto la comprensione del possibile utilizzo del Var. Francesco Centi è stato chiarissimo su questo punto.
Il protocollo/2
Stessa cosa sul secondo episodio controverso (in realtà il primo in ordine di tempo). Il modo in cui parte l’azione che condurrà al gol di Bernardeschi. Centi scrive: «Calvarese sbaglia a non fischiare la sbracciata aerea di Benatia su Pavoletti, ma poi la palla resta al Cagliari che la gioca in zona d’attacco, perdendola. E la nuova azione non può mai essere oggetto di Var, così come la Juve era legittimata a giocare con l’avversario a terra perché spetta all’arbitro fermare il gioco (per possibile grave infortunio o colpo alla testa)».
Insomma, il concetto è semplice: Calvarese ha sbagliato una volta (la gomitata di Benatia), forse due (il rigore non fischiato). Nel primo caso il Var non ha potuto intervenire per ragioni di protocollo, nel secondo è stato volutamente messo da parte dallo stesso arbitro. Che, semplicemente, ha deciso di fidarsi della sua interpretazione e ha deciso di proseguire sulla strada della sua decisione. E il Var? Può poco, è l’arbitro ad avere in mano il telecomando della partita, delle proprie decisioni, a meno di errori oggettivi – o almeno considerati tali. Per esempio, il fuorigioco a Benatia (gol annullato nel primo tempo, lo scrive anche Centi sulla Gazzetta). Per questo motivo si torna al discorso iniziale: perché gli arbitri non usano il Var.
È il concetto che esprime Casarin nella sua moviola (minima) di Cagliari-Juventus sul Corriere della Sera: «L’arbitro Calvarese accetta contrasti forti (e non solo) senza intervenire con provvedimenti adeguati. Evidentemente lui della Var non sa che farsene». Tutto torna.