Papà lascio Napoli nel 1966, ci chiamavano i figli del napoletano. A Livorno vidi la seconda partita in Italia di Maradona
Mio padre lasciò Napoli nel 1966
Il conto è presto fatto.
Nel settembre del 1979 inizio a frequentare la prima elementare a Massa, la mia città natale.
È in quel periodo che decido così di identificarmi come tifoso del Napoli.
Per farlo, mi è bastato prendere una figurina della Panini, ritagliare lo stemma circolare con la dicitura S.S.C.Napoli, e appiccicarlo al centro dell’arco bianco formato dalle maniglie plastificate della mia bella cartella di colore blu.
Altro non era che la borsa da lavoro del Cral Dalmine che mio padre, lui sì napoletano ed abbonato in Curva A fino ai tempi di Sivori e Altafini come pure al Teatro San Carlo (cose che ripeteva ad ogni occasione), mi regalò per iniziare ad andare a scuola.
Altri tempi, un altro mondo, per me era bellissima.
I figli del napoletano
Ed è proprio per la Dalmine che io le mie sorelle e mio fratello siamo nati.
Tutti massesi, mia mamma inclusa.
I figli del napoletano ci chiamavano.
Lui salì in Toscana nel ’66 e non tornò più a vivere a Napoli.
Ed io diventai così l’unico bambino della scuola a tifare Napoli.
Alle medie idem, come alle superiori.
L’unico ragazzetto dell’Istituto a tifare Napoli.
Ho assistito a Livorno alla seconda partita di Maradona in Italia
Posso dire che si è rivelato per me un valore aggiunto questo fatto.
Mi ha permesso di osservare come gli altri, specie se in gruppo, tendono a comportarsi con chi pare ai loro occhi diverso, e soprattutto in condizione “minoritaria”.
Non ho mai potuto parlare con mio babbo di queste mie riflessioni.
Un po’ per poca maturità mia allora, e poi, per come le pieghe della vita possono andare.
Con un certo orgoglio posso dire di aver assistito credo alla seconda gara di Maradona in Italia.
Livorno-Napoli 0 a 3. Ricordo una rete di Moreno Ferrario e l’Ardenza che mi pareva enorme.
A Pisa, in tribuna
A Pisa invece nell’85/86 scavalcammo dal Parterre della Tribuna fino a sotto la postazione di Romeo Anconetani. Secondo me vendeva per quelle gare 50.000 biglietti e l’Arena Garibaldi non ce la faceva.
Non posso cancellare dalla mente il silenzio irreale durante il riscaldamento.
A centrocampo Bruno Giordano e Diego Armando palleggiavano quasi danzando leggeri col sole di un pomeriggio di settembre.
Si percepiva che sul campo era in scena la Storia, sotto i nostri occhi.
Vivo a Carrara adesso, assisto alle gare degli Azzurri in un bettola.
Covo di interisti principalmente, ma abbondano milanisti e juventini.
Ed io, adesso sono l’unico Massese, e naturalmente, l’unico che urla ad ogni rete del Napoli.
Emiliano Garzia ilnapolista © riproduzione riservata