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Per il Napoli lo scudetto è roba da provinciali

Un sms giunge nella notte. Il mittente è Fabrizio d’Esposito. Più o meno il concetto è questo: “Sconcerti dice una cosa non stupida: dichiarando di preferire la Champions, di fatto De Laurentiis ha autorizzato i calciatori a essere meno concentrati sul campionato”. Probabilmente da qualche parte ci sta anche “involontariamente”, ma il concetto – e soprattutto il risultato – è quello. Assaporato il brivido della musichetta, lo stacchettino della Tim, ormai senza nemmeno più Belen, sembra un jingle da oratorio.

Francamente non so bene che cosa pensare, per ora prendo atto. Il campionato, agli occhi del presidente e ora anche del Napoli tutto, è una cartolina in bianco e nero. Una roba passata di moda. Del resto tutto si può dire a De Laurentiis tranne che tacciarlo di incoerenza. Non gli ho mai sentito proferire la frase: “sogno lo scudetto”. La conquista del tricolore a lui non è mai interessata. Cerca la platea europea, la vetrina internazionale, ambisce al club dei migliori. E bisogna dire che in questo club, almeno nelle prime due partite, il Napoli ha dimostrato di saperci stare.

Domani al San Paolo c’è la prova del fuoco. Arriva un Bayern di Monaco che in Germania sta facendo sfracelli. Seppur privo di Robben, a mio avviso il pezzo più pregiato, i bavaresi oggi sono tra i cinque club più forti d’Europa. E di certo non verranno a Fuorigrotta a chiudersi per ripartire con Gobbi e Modesto. Verrà a giocare a viso aperto, come piace al nostro Napoli. Lavezzi e compagni non ne possono più di andare a sbattere contro squadre che si chiudono in undici in area. Cercano praterie, vogliono correre e soprattutto desiderano farlo davanti a un pubblico che non sia più di quello di Novantesimo minuto.

I fatti sono questi. Poi, magari, domani sera capiremo qualcosa di più. Ma il Napoli ha aderito al progetto europeo manco fosse Altiero Spinelli. Dal manifesto di Ventotene a quello di Mondragone. Ne prendo atto. Ancora non so se sono dispiaciuto, o meno. Di certo sono disorientato.
Massimiliano Gallo

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