Il vicesegretario della Fifa, Zvonimir Boban, intervistato dalla Gazzetta dello Sport: «Il protocollo è perfetto, e non sarà cambiato. Perché tornare indietro?».
L’intervista alla Gazzetta
Abbiamo due immagini fisse di Zvonimir “Zorro” Boban: elegante centrocampista ai tempi del Milan, e poi commentatore a Sky. Oggi il suo ruolo è decisamente più istituzionale: è vicesegretario della Fifa. E proprio in questa veste, l’ex fantasista croato ha parlato alla Gazzetta dello Sport. Del Var, soprattutto, in un periodo complicato dopo la notte di Wembley. Ne abbiamo scritto pochi minuti fa, riportando un pezzo di Repubblica. Le parole di Boban sostengono non solo il Var, ma anche il rapporto dell’Italia con lo strumento tecnologico: «Credo che non ci siano dubbi: il calcio è diventato più credibile, almeno tra la gente che elabora e conosce i numeri offerti in questi due anni di test. La Var, oltre a preservare arbitri e un giusto risultato, offre un messaggio di trasparenza e chiarezza, togliendo ogni retropensiero malizioso».
Per Boban, è una questione di istanti. Che ora diventano più semplici da interpretare, meno soggetti all’errore: «Con la tecnologia si avrà un risultato corretto nel 99% dei casi e non si perderanno
in un torneo i migliori arbitri perché in un secondo hanno preso la decisione errata dopo una gara perfetta. Si è giocato senza per più di 100 anni ed è sempre stato fantastico, ma una volta provata la Var è durissima tornare indietro. E poi, perche si dovrebbe?».
Il partito degli scettici
In Italia, però, esiste una colonia di anti-Var. Anzi, di No-Var, per parafrasare un altro gruppo sociale con grossa presenza nella cronaca. Tardelli, Simone Inzaghi, Massimo Mauro. La risposta di Boban, tra l’altro ex compagno di viaggio in trasmissione, è significativa: «Capisco le reazioni romantiche di giocatori e allenatori legati alla tradizione. Gli chiederei di essere un po’ più aperti, di pensare meglio, di elaborare e informarsi di più. Il presidente Infantino ha svelato d’esser stato scettico all’inizio, ma diede lo stesso pieno sostegno al progetto. Poi ha seguito passo dopo passo l’evoluzione e i risultati concreti dei test gli hanno fatto cambiare opinione. Questo è il giusto approccio».
Questione di numeri: «Del resto il calcio non è un gioco fluido: il tempo giocato nell’ultimo Mondiale era 57,5 minuti. Si perdono gli altri 33’ in tanti modi: 9’ per le punizioni, 7’ per i falli laterali, quasi 6’ per rinvii del portiere, più di 4’ sugli angoli… E la Var è usata col gioco già fermo. In media la review si usa una volta ogni 3 gare: la Var prende circa l’1 % del tempo a match».
Il confronto con un grande cambiamento del passato: «Nel 1992 ero al Milan, lo spogliatoio più importante del mondo. Si proibì al portiere di usare le mani su un retropassaggio volontario. La novità ci parve una bestemmia e invece è stata una grande rivoluzione positiva. Accadrà lo stesso con la Var».
Il protocollo
Secondo Boban, anche il protocollo è perfetto: «In virtù di questa perfezione, non sarà rivisto. Almeno Ifab e Fifa la pensano così. Il concetto di chiaro errore è valutato dagli arbitri. Ovvio, ci sono errori più chiari di altri, ma questo rientra nella interpretazione che spetta sempre al direttore di gara in campo: ha l’ultima parola. E poi qualche piccola imperfezione salva le “sante polemiche” che sono il sale del calcio e dei bar sport. Ma saranno discussioni senza la parola complotto. È poco? Il rigore concesso a Wembley e la rete convalidata a Ronaldo in Portogallo-Egitto sono stati due spot per la tecnologia»
I complimenti all’Italia: «Un paese apripista, fondamentale, un vero e proprio faro. Ringraziamo tutti per questo». Un bel riconoscimento, per noi. Nonostante i No-Var.