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Un gol del biondo Skoglund mi convinse a rifare per il Napoli, non per l’Inter

Un Santo Stefano al campo del Vomero, i cancelli aperti a venti minuti dalla fine. E un Napoli-Inter finito male, con un gol del fenomeno svedese.

Un gol del biondo Skoglund mi convinse a rifare per il Napoli, non per l’Inter
L'Inter degli anni Cinquanta, Skoglund è il secondo in piedi da sinistra

I cancelli del Vomero

Mio padre, pur avendo avuto a che fare con la società Napoli, non era tifoso. Quindi non posso raccontare di essere stato accompagnato da lui la mia prima volta al campo sportivo, come si diceva allora. Il mio incontro col Napoli è stato pertanto causato esclusivamente dalla vicinanza della mia abitazione con lo stadio del Vomero. Ma ancora più vicino di me, direi ad un tiro di schioppo dallo stadio, abitavano i miei zii coi loro figli.

Il Natale e la vigilia erano venuti loro a casa nostra, Santo Stefano lo passammo a casa dei miei zii. Appena pranzato, mangiavamo molto presto, mio cugino più grande di due anni mi disse che quel giorno si giocava al campo sportivo. Allora si giocava sempre, sempre, senza pause invernali come ora, e mi raccontò che gli avevano detto che quando mancavano venti minuti alla fine della partita aprivano i cancelli e chi voleva poteva entrare senza pagare proponendomi di andare a vedere.

Ovviamente, solo per pura curiosità mi piacque quella idea. E così dicemmo ai nostri genitori che scendevamo giù nel parco a giocare con gli altri amici. Ottenuta l’autorizzazione, scendemmo. Ma, senza indugio, invece di andare a giocare con gli altri ci dirigemmo verso lo stadio dal quale provenivano ogni tanto boati assordanti. Con nostra grande soddisfazione scoprimmo che la notizia dell’apertura dei cancelli a venti minuti dalla fine della partita era vera e quindi dopo un attimo di comprensibile esitazione davanti ai cancelli spalancati, entrammo sugli spalti e intrufolandoci tra le gambe degli altri spettatori arrivammo fino alla rete che separava il campo da gioco dagli spettatori.

Nacka

Davanti agli occhi mi apparve una visone che mi sembrò meravigliosa, piena di colori. Il campo verde, la pista rossa, i giocatori in carne ed ossa. Tra loro spiccava uno con la capigliatura biondissima, tra quelli con quella strana maglietta a strisce nere e azzurre. Dopo qualche minuto che eravamo lì io e mio cugino, a guardare estasiati quei ragazzi che inseguivano un pallone scuro, vidi che il pallone entrò nella rete della squadra del Napoli dopo che era stato calciato da quel biondissimo giocatore.

Tutti si rammaricarono ed anche io rimasi male per quella rete del biondo contro la squadra della mia città. Scoprii poi che il biondo era Nacka Skoglund. E che la squadra uscita vincitrice da quella partita il Napoli (risultato 1-2) era l’Inter all’epoca campione in carica. La sconfitta del Napoli, contrariamente a quanto successo, ad altri non mi convinse a tenere per la squadra che aveva vinto e che era campione in carica. Piuttosto, il sottile dispiacere che la sconfitta mi provocò mi convinse dell’idea che quella della mia città era l’unica squadra per la quale potevo tenere.

 

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