Finale da infarto: all’89esimo il Napoli era sotto, con le curve che contestavano de Laurentiis e un battibecco Insigne-tifosi. In precedenza, Mertens ha fallito un rigore
Cronache da un miracolo
Cronache da un miracolo. Quando sembrava tutto perso, con le curve che intonavano i cori contro de Laurentiis, addirittura Insigne che si era lasciato andare a un gesto di nervosismo contro i tifosi, il Napoli è riemerso e in quattro minuti ha vinto la partita e raddrizzato il campionato. Il gol di Milik all’89esimo e quello di Diawara al 93esimo, scuciono – almeno per il momento – il settimo tricolore consecutivo che la Juventus si stava già appuntando sul petto. All’89esimo, la squadra di Sarri era a meno sette. Il Chievo stava vincendo 1-0, gol di un polacco che però non è del Napoli – Stepinski, 22 anni – complice una distrazione difensiva di Koulibaly. Adesso invece siamo a meno quattro.
Periodo nero
Sembrava il suggello a un periodo nero cominciato quel maledetto 3 marzo, col gol di Dybala al 93esimo contro e la Lazio e la sconfitta interna contro la Roma. Poi il pari a Milano contro l’Inter, la vittoria nel finale sul Genoa, il pareggio in casa del Sassuolo e oggi il Chievo. Partita che il Napoli non ha giocato in maniera brillante, ma in cui comunque ha sbagliato un calcio di rigore con Mertens che sembra davvero lontano parente del giocatore che ha sgommato sui campi italiani per oltre un anno.
Due non titolarissimi
Nel calcio, però, esiste l’imponderabile. E a raddrizzare la barca azzurra ci pensano proprio due non titolarissimi. Arkadiusz Milik lo sfortunato centravanti polacco che già a Reggio Emilia era stato il più pericoloso del Napoli. È lui, con uno splendido colpo di testa, a convertire in rete un delizioso assist di Insigne. Mancano tre minuti. Il Napoli si getta tutto in avanti. Protesta per un presunto colpo di braccio in area del Chievo. Altro calcio d’angolo, la palla finisce sui piedi di Diawara che non sbaglia e la scaraventa dove Sorrentino non può arrivare. La corsa solitaria di Diawara sul campo del San Paolo è uno dei momenti più emozionanti della stagione.
Cambia anche la condizione psicologica
E adesso cambia tutto, anche la condizione psicologica. Il Napoli può avere lo stato d’animo che di solito hanno i sopravvissuti, coloro ai quali viene regalata una seconda opportunità. Nessuno ha regalato nulla alla squadra di Sarri, la seconda chance se l’è conquistata. E adesso si va a Milano con la consapevolezza che i giochi sono ancora aperti. La Juve ha ancora quattro punti di vantaggio in classifica ma a un certo punto sembrava finita. C’è ancora lo scontro diretto e i bianconeri hanno due trasferte impegnative, contro l’Inter e la Roma.
Tiqui taca orizzontale
In una giornata così è secondario analizzare la partita. Certamentei il Napoli non è più la squadra spumeggiante che abbiamo imparato ad ammirare. Il tiqui taca da vertical è tornato orizzontale. E quando la palla circola lentamente, il Napoli diventa uan squadra quasi normale. A questo bisogna aggiungere Koulibaly che non incarna più la perfezione assoluta della stagione e Mertens che è lontano parente del centravanti scoperto e lanciato da Sarri.
E questa è l’altra lezione importante che arriva da questa partita. Contrariamente a quanto in maniera autolesionistica viene ripetuto dall’ambiente Napoli, la squadra ha anche una panchina all’altezza. E oggi lo ha dimostrato. Milik è una carta importante per il finale di stagione. Finale in cui ovviamente il Napoli non può sfoderare più le classiche geometrie, ma sa che può contare su un centravanti forte e desideroso di rivincita anche con il destino. L’altro uomo del giorno è Amadou Diawara che non ha giocato una grande partita, anche lui ha risentito dei ritmi bassi. Ma quando ha avuto sul piede il pallone più difficile della stagione, non lo ha sbagliato.
Per il resto, c’è ancora da dire che a Milano (domenica contro il Milan) giocheremo senza Mario Rui squalificato e che oggi al posto di Albiol e Jorginho squalificati hanno giocato Tonelli e Diawara. Il Napoli è ancora vivo e il campionato è aperto.