FALLI DA DIETRO – La malattia del Napoli non si cura, e la lezione di un tredicenne che gioca nell’Aprilia (nella settimana di Real Madrid-Juventus)
FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 32ESIMA GIORNATA
C’è ancora troppa Europa in giro.
L’Europa delle previsioni stravolte.
L’Europa dei Miracoli.
Come quello dell’Olimpico.
Eusebio da Pescara è un tipo coraggioso.
Cambia modulo.
Difesa a tre.
Eusebio s’inventa la partita perfetta
I due esterni alti Florenzi e Kolarov a bloccare la manovra catalana sulle fasce.
Pressione costante a centrocampo e spazi chiusi alla Pulce, a Iniesta e agli altri alieni blau-grana.
In più De Rossi e soprattutto il Ciclope bosniaco immensi.
Eusebio ribalta il risultato del Camp Nou.
Trionfa.
S’inventa la partita perfetta.
La partita che entra nella storia.
C’è ancora troppa Europa.
A Madrid crimini contro l’umanità sportiva
L’Europa che ci mostra cose che qui in Italia non vedremo mai.
Un rigore agli ultimi venti secondi contro la Juve, ad esempio.
Il rosso sul naso del Pomata.
Le disastrose dichiarazioni dell’eroe nazionale disvelano il sistema al quale era abituato in Italia questo campione-bambino, ora ingenuamente incredulo di fronte a una realtà che non conosceva.
Non si dà un rigore contro questa squadra al 97esimo.
Non si espelle un simbolo del calcio solo perché protesta (con spinta).
Crimini contro l’umanità sportiva.
Detta i nuovi princìpi di regolamento sportivo, il Pomata.
C’è chi scomoda Proust per il monologo di Buffon
C’è chi (come Prisco sul Sole) scomoda addirittura il Proust della Recherche.
In quelle pagine immortali vive (o “alberga” per dirla col frasario dell’impareggiabile) il personaggio del dottor Cottard, la cui bravura era direttamente proporzionale alla rilevanza sociale del paziente che aveva in cura.
Per lui il raffreddore di un nobile valeva molto di più dell’infarto di un contadino.
Il calcio è storia di costume. E come tale deve dar conto del livello civile.
Così il monologo recitato da Buffon a fine gara a Madrid diventa un esempio significativo del livello civile di questo Paese.
Dove le regole non hanno mai valore obbiettivo. Ma ognuno può manipolarle a seconda delle proprie personali convenienze.
È un’abitudine connaturata in noi e non ce ne sbarazzeremo tanto facilmente.
Come non ci sbarazzeremo facilmente di questo tristo giovanottone che vedremo presto CT della Nazionale oppure alla presidenza della Federazione.
C’è ancora troppa Europa sul campionato e c’è troppo poca voglia di raccontare.
Arcadio sbaglia l’angolo
Gli azzurri sbarcano a San Siro col solito affanno.
È un affanno non recente.
Un bacillo misterioso invase i pensieri degli elfi al goal segnato allo scadere dalla Joya all’Olimpico contro le Aquile.
Una malattia che non si cura.
Arcadio, l’Armadio di cristallo, avrebbe l’attimo per demolire il sortilegio, ma sbaglia l’angolo.
E così il veterano diciottenne stabiese, festeggia le sue 100 presenze in A, nega il goal e scolora le residue illusioni di primato.
I tifosi sperano nell’altro stabiese che scende allo Stadium.
Douglas Costa stellare
Ma qui protagonista è un Douglas Costa stellare.
Basta lui da solo per sbranare i ciclisti.
E chiudere pressoché definitivamente il discorso scudetto.
È di cattivo umore il vostro scriba.
E chiuderà con una nota piena di retorica carpita a un quotidiano della capitale.
Il tredicenne Niccolò
Niccolò ha 13 anni e gioca da attaccante nella Pelota Fc Aprilia.
L’arbitro fischia un rigore a favore della squadra di Niccolò.
Il ragazzino allarga le braccia incredulo.
Poi va sul dischetto e manda fuori di proposito.
Applausi da parte degli avversari e dei compagni.
Segnerà tre goal in quella partita.
Ma di mettere dentro un rigore inesistente proprio non se la sentiva.
Purtroppo Niccolò tredicenne da Aprilia è un’eccezione.
La regola è Buffon Gianluigi quarantenne eroe nazionale da Carrara.