Non sono d’accordo con Paolo Carafa quando dice che Napoli-Juventus è ormai diventata LA partita solo per gli juventini. Quella, per la maggior parte della nostra tifoseria, resta LA partita, lo si vede pure dai commenti al suo pezzo. Perché non c’è niente da fare, siamo provinciali dentro, nell’animo, ce l’abbiamo nel DnA e qua sopra l’abbiamo ripetuto più volte. E non si tratta di Champions o di campionato, ma proprio di Juventus. Se penso al rinvio della partita di domenica, credo si sarebbero dovute fare le cose con maggiore calma. Con i toni e le parole e le imprecisioni e le divagazioni e le cose solo accennate che ci sono state, si è creato un clima abbastanza esplosivo per il prossimo 29 novembre. Secondo me è giusto che lo show ogni tanto si fermi, di fronte alla morte ancora di più. Il pericolo, poi, meglio prevenirlo che curarlo anche perché, nella nostra città, siamo pessimi nella prevenzione, figurarsi nella cura. Ho letto con fastidio – ed a volte con orrore – i commenti da entrambe le parti. Loro più aggressivi, noi talmente dimessi e urtati dalle loro illazioni da prestare il fianco in modo vile e meschino. Detesto il fatto che, ogni volta, siamo costretti a difenderci ed a giustificarci, tutti, pure quelli che di pallone non si interessano neppure, e solo per la pochezza e la superficialità di parecchie delle istituzioni che ci governano, sia cittadine che calcistiche. Detesto persino i dibattiti pseudogiornalisticoopinionisti che si scatenano ogni volta in occasioni così. Mi sembra di togliere del tempo ad altro, persino solo a leggerli. Accuso anch’io malamente le illazioni juventine di fronte al rinvio di una partita in cui avremmo avuto delle importanti pedine in meno, ma non perché quella sia LA partita, per me, ma perché detesto essere messa in condizione di giustificarmi, appunto. Mi domando perché non sia sufficiente semplicemente giocarsela sul campo. Forse perché ultimamente abbiamo sempre vinto? Sì, può essere. Brucia, lo so. Bruciava anche a me prima di espugnare San Siro.
E allora non la voglio più vincere, quella partita, la voglio rubare. Cioè, se devo sorbirmi i piagnistei per altri trent’anni, voglio che siano quantomeno giustificati e legittimi, sia da parte nostra che da parte loro. Pretendo un arbitraggio completamente sbilanciato a nostro favore, un paio di ammoniti senza motivo tra i loro e una quantità indicibile di falli non visti da parte nostra. Magari anche un rigore fantasma. Il massimo sarebbe un gol bianconero annullato per un fuorigioco inesistente. Voglio sentire i napoletani urlare che abbiamo vinto solo per il favore arbitrale perché la nostra squadra fa schifo e gli juventini piangere come agnellini di fronte all’ingiustizia del secolo. Insomma, perpetriamolo ‘sto furto. Poi dopo continuiamo a parlare. Almeno avremo delle solide basi su cui farlo. Ma non perché quella è LA partita, ma perché non me li fido più, né i nostri né i loro. Certo che mo voglio vincere contro il Manchester, ma poi, senza sforzo, voglio fregare la Juve. Volete mettere la soddisfazione di avere almeno qualcosa di cui parlare? E Forza Napoli. Sempre.
Ilaria Puglia
Ma ora contro la Juve voglio vincere rubando
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