Cavani distrugge il City, Cavani acciuffa l’Atalanta. Nelle due partite un Napoli diverso, compreso il necessario turn-over di Bergamo. Concentrata, aggressiva, generosa, pungente la squadra che batte gli inglesi. Generosa, ma non aggressiva (tranne nel finale) e meno pungente la formazione di Bergamo. Le energie fisiche e nervose “assorbite” dalla Champions si pagano in campionato, non c’è che dire.
L’Atalanta, che è una squadra solida e sul suo campo non ha ancora perso prendendo appena tre gol, resta in guardia per un tempo, convinta di cogliere il Napoli in difficoltà nella ripresa quando le “fatiche” di quattro giorni prima contro il City si faranno sentire.
E così, nel secondo tempo, la squadra bergamasca parte ventre a terra. Conclude pericolosamente due volte fuori (Carmona e Padoin), prende la traversa con Denis, va in vantaggio col Tanque, batte fuori con Cigarini un buon pallone dal limite, e poi De Sanctis deve uscire fuori area per salvarsi da un contropiede con la difesa scopertissima e Dossena deve strappare a Schelotto una minacciosa palla-gol. In pratica, un gol e una traversa. De Sanctis non ha dovuto fare miracoli e così Consigli nel primo tempo.
C’è sola la traversa “in più” a vantaggio della squadra orobica e perciò, alla fine, il pareggio colto all’ultimo istante è un risultato fortunato per il Napoli, ma non è ingiusto per l’Atalanta che ha badato a difendere per un’ora (quasi tutto il primo tempo e i venti minuti finali).
Al Napoli è mancato lo spunto del gol nella prima parte della gara ampiamente tenuta sotto controllo. Nemmeno un vero tiro in porta benché Hamsik e Cavani cominciassero il match di gran carriera.
Qui torna il dolente ritornello del mancato acquisto di una efficace prima punta di rincalzo mentre Lucarelli rischia di diventare un “caso” (neanche più convocato) e l’apporto di Pandev, Santana e Mascara resta molto basso (e Chavez resta un mistero poco glorioso).
Il Napoli vanta la terza difesa del campionato, intaccata da qualche errore individuale (Fideleff a Verona, Aronica contro il City, Campagnaro a Bergamo) con De Sanctis sul piedistallo. La squadra, cioè, ha trovato un maggiore equilibrio rispetto all’anno scorso benché i centrocampisti non abbiano offerto finora il massimo del rendimento costringendo Cavani e Hamsik a un duro lavoro nei rientri.
La squadra è in ritardo in campionato. Cinque punti in meno rispetto all’anno scorso e una sola vittoria nelle ultime sei partite. Ha perduto 7 punti in casa e 10 fuori. Troppi. Nelle ultime sei gare ha fatto meno punti di tutti, escluse le ultime in classifica.
E’ lo scotto della Champions dice Mazzarri e ha ragione. E’ anche lo scotto di una “rosa” con poche valide alternative, frutto di una campagna-acquisti discutibile e incompleta. Le prove brillanti e i risultati positivi in Europa riducono la delusione di “vedere” la vetta della classifica a nove punti e il terzo posto (valido per tornare in Champions) a sei lunghezze. Ma c’è una partita da recuperare.
Ed ecco questo recupero al San Paolo per guadagnare una posizione meno grigia, ma l’avversario si chiama Juventus, aggressiva e impetuosa al massimo, imbattuta, quattro vittorie consecutive (due fuori), fortunata ma superiore nell’ultimo successo a Roma contro la Lazio (1-0). Una formazione che va “alla guerra” in ogni partita per spaccare il mondo e l’avversario, in piena salute, con la grinta che Conte le ha trasmesso per esaltarne le notevoli qualità tecniche. Una capolista capace di dilagare se non le mordi le caviglie, se non la pressi, se le dai campo, se ti scopri, anche se fuori casa segna poco (5 gol) ma poco incassa (2 gol).
Confronto a dir poco complicato per il Napoli, martedì sera, perché la Juve vuol prendersi definitivamente il ruolo di candidata allo scudetto e giocherà per vincere, mentre gli azzurri avranno il “complesso” di una partita in cui dovranno superarsi in tutto, reggendo l’urto fisico dei bianconeri, per riportarsi a galla.
Gli stimoli e forse le energie sono diversi, ma un successo sulla Juve riporterebbe il Napoli in corsa per l’area-Champions, affollata da sei squadre in lotta per tre posti, e avrebbe un forte segnale di riscossa. Col concorso appassionato del pubblico, il Napoli alla fine avrà gli stessi stimoli della Juventus pur rischiando di più (le “palle inattive” altra arma bianconera).
Napoli e Juve sono squadre micidiali nelle ripartenze anche se i bianconeri hanno maggiore propensione a impossessarsi delle partite piegandole alla loro esuberanza e imponendo il loro gioco aggressivo. Reggere l’urto dei torinesi è il primo comandamento colpendoli quando accusano (sempre) un calo dopo la veemenza d’approccio al match. La Lazio li ha impegnati e Buffon è stato protagonista nel “preparare” la vittoria.
I confronti a distanza Cavani-Matri e De Sanctis-Buffon potrebbero essere la “chiave” della partitissima. Alla Juve mancherà Marchisio, gran punto di forza. Il Napoli schiererà il Lavezzi scatenato di questa stagione. Gargano dovrà “murare” Pirlo. La minaccia bianconera corre sulle fasce e qui anche il Napoli ha le sue chance. Partita apertissima. E grande rivalità storica. Una vittoria sulla Juve, ancora oggi, vale sempre un campionato (come si diceva una volta).
MIMMO CARRATELLI