Nel postpartita di Juventus-Milan, Allegri spiega di nuovo la sua versione di calcio: «Io credo che si parli di questo sport facendo troppa teoria».
Il postpartita alla Rai
Juventus-Milan 4-0, notte di trionfo per i bianconeri. Ennesima notte di trionfo, con un Double praticamente già certo, il settimo scudetto e la quarta Coppa Italia di fila. Eppure Allegri è ancora arrabbiato, anzi più del solito. Questa volta, nel mirino c’è Mario Sconcerti, opinionista di punta della Rai.
È il refrain visto anche nel post Inter-Juventus con Daniele Adani: «Io credo che si parli di calcio facendo troppa teoria. Io sono cresciuto con Galeone, fortunatamente, e lui mi ha insegnato che il calcio è un gioco semplice. Sembra che per parlare di calcio bisogna mandare i missili sulla luna». Il problema di Allegri, questa volta, è lontano dalla domanda che Sconcerti sembrava voler porre., perché dallo studio si parla di “Juventus incrinata” in senso di ciclo finito, e il tecnico bianconero sposta subito l’obiettivo sulla teoria e la spiegazione del gioco.
«Io sono lucido, voi no»
Allegri continua a parlare di calcio in maniera semplice, anche condivisibile se vogliamo: «La Juventus non è al massimo, al massimo non si arriva mai. Ogni volta che parlate fate delle domande assurde, stasera i ragazzi hanno vinto per il quarto anno di fila, il settimo di questo ciclo. Purtroppo la mia è una battaglia persa e la gente è permalosa. Il calcio viene ridotto a un’eccessiva teoria, ci sono tanti imprevisti come a Monopoly, evidentemente ho un’idea completamente diversa. Bisogna essere bravi a gestire tante situazioni».
La chiusura non smorza i toni, anzi li esaspera. Sconcerti fa risalire l’insofferenza di Allegri alla stanchezza, e Allegri sbraca: «No, io non sono stanco. Sono molto lucido, a differenza di voi che fate le domande. Vi aspetto tutti lì». Toglie il microfono e va via, indispettito. Nonostante la serata di festa, la conclusione – mediatica – è amara. Perché le vittorie della Juventus sono nette, piene, eppure Allegri si sente continuamente delegittimato dalle domande degli opinionisti. Ne fa – anzi, ne vede – una questione di qualità del gioco anche quando si parla d’altro. Quel «vi aspetto tutti» finale fa riferimento ai successi che sono arrivati, a quelli che potrebbero arrivare. Ma la sfida con un certo opinionismo è ormai aperta, e si combatte nel campo di battaglia dei nervi tesi.