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Cannavaro e i biglietti da trovare per gli amici dei camorristi: «Sei il capitano o non siamo nessuno?»

Il Mattino pubblica le intercettazioni relative al 2013 e al 2014, con Paolo Cannavaro protagonista anche di un tentativo di piazzare un orologio da 400mila dollari

Cannavaro e i biglietti da trovare per gli amici dei camorristi: «Sei il capitano o non siamo nessuno?»

L’indagine dell’Antimafia

Ecco stralci di intercettazioni pubblicati dal Mattino, a chiusura delle indagini della Direzione investigativa Antimafia diretta da Giuseppe Linares su ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Linda D’Ancona. Indagini che hanno portato all’arresto – non è la prima volta – dei tre fratelli imprenditori Gabriele, Francesco e Giuseppe Esposito proprietari del locale di Coroglio “Club Partenopeo” dove pochi giorni fa Reina ha tenuto la sua festa d’addio (con tanto di accuse a De Laurentiis). La discoteca è stata sequestrata, così come l’agenzia di scommesse “Explorabetting”, la società “Sand srl” con paninoteca in piazza San Pasquale, la società New Toys commercio di giocattoli.

Ecco le intercettazioni che riguardano Paolo Cannavaro allora – siamo a gennaio 2014 – capitano del Napoli. Nulla di penalmente rilevante, scrive Leandro Del Gaudio, emerge certamente uno spaccato a dir poco opaco.

Scrive Il Mattino: “Tornano presenze inquietanti, quelle dei Lo Russo, almeno a sfogliare la sintesi di alcune telefonate del difensore napoletano. Chiama tale Lello, che gli chiede due biglietti omaggio. Brutta la conversazione, tanto che lo stesso calciatore appare seccato per l’insistenza del suo interlocutore. È il 17 gennaio del 2014, un periodo in cui il Napoli ce la sta mettendo tutta per imporsi al vertice della classifica.

“Gli accrediti per certi amici della curva”

Lello: «Senti dobbiamo fare certi accrediti per certi amici della curva…».

Paolo Cannavaro: «Lello, io già ne ho presi sei!!».

Lello: «…e vedi di trovarne altri due!!».

Paolo Cannavaro: «Vedo se me li danno».

Lello: «E vedi chi te li deve dare… perché non possiamo fare una figura di merda… capisci a me!!».

Paolo Cannavaro: «Sì! lo so! lo so… ma se non li trova…».

Lello: «Ma tu sei il capitano! Non siamo nessuno più qua?».

Paolo Cannavaro: «Noi abbiamo un numero chiuso, più di quello non ci danno! Io posso essere anche il presidente!».

Lello: «Diglielo a Paolo Bernardini, capisci a me!».

Paolo Cannavaro: «Ma quanti ne sono?».

Lello: «Due…».

Paolo Cannavaro: «Mandami i nomi e ti faccio sapere io domani».

Lello: «No! I nomi… capisci a me! Glieli voglio far sapere solo quando siamo pronti».

Paolo Cannavaro: «Vabbuò».

Pochi giorni dopo, è il 18 gennaio, via sms arrivano i nomi che Paolo Cannavaro girerà a un suo interlocutore del Napoli: si tratta di Luciano Pompeo, soggetto ritenuto legato al clan Lo Russo, Mariarca Bosti, a sua volta parente del boss al 41 bis Patrizio Bosti, Patrizia D’Auria.

Lo Zenit da 480mila dollari da piazzare

Non è tutto. Ci sono altre intercettazioni, sempre sul Mattino:

“È il 12 febbraio del 2013, quando Luigi Martino chiama Paolo Cannavaro, di cui è il suocero, per segnalargli un affare relativo alla vendita di un orologio del valore di circa400mila dollari. Immediata la reazione dell’ex difensore partenopeo: «Solo ad Eddy posso chiedere». E per la Dia non ci sono dubbi, «Eddy è Edinson Cavani», ex bomber azzurro, poi volato al Paris Saint Germain. Ma la conversazione tra suocero e genero diventa un capitolo da approfondire, agli occhi degli inquirenti. Seguiamo il discorso:

Luigi Martino: «Paolù, lo tengo qua… ma è uno spettacolo al fratello! Mamma mia vergine!!! Me lo ha dato questo! Ma perché non lo vendi? Guadagniamo qualcosa!».

Paolo Cannavaro: «Ma hai avuto anche la garanzia?».

Luigi Martino: «Tutto, tutto».

Paolo Cannavaro: «Domani me lo vengo a prendere, me lo porto al campo… lo faccio vedere anche a Michele».

Luigi Martino: «Paolù, questo qua, prezzo a costo, sta 480mila dollari, ce ne sono nove orologi al mondo… sarebbe uno “Zenit el primero”, pieno di brillanti e diamanti, poi domani ti dico il prezzo da vicino».

Ovviamente, lo ripetiamo, nulla di penalmente rilevante”.

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