Sampdoria-Napoli, la partita non guardata: la noia di Mondragone, Chiellini che non si fa trovare tra gli avversari, neanche negli alberghi.
Mondragone
Una volta d’estate ho passato qualche giorno a Mondragone, i miei zii avevano affittato lì una casa per le vacanze; ricordo un jukebox che funzionava solo se sceglievi “La vita è adesso” di Baglioni e una ragazzina carina di nome Santina, era il 1984 e ricordo quei tre o quattro giorni come tra i più noiosi della mia vita.
Penso a Mondragone e penso alla noia, a un luogo per niente bello (certo non l’unico lungo la Domitiana), e penso a chi nascendo lì, dove non accade nulla, dove nulla accadrà, dove in certe giornate la vita potrà sembrare senza via d’uscita, debba scegliersi una squadra di calcio. In molti non avranno paura ad affrontare le difficoltà e tiferanno Casertana, altri non resisteranno al richiamo del rischio e tiferanno Napoli; altri (non sappiamo se pochi o molti) sceglieranno la via comoda e la via comoda è la Juventus. Il pensiero sarà più o meno il seguente: “Ma già mi aspetta una vita grama ma perché me la devo complicare pure col pallone? Tifo Juve, almeno vinco qualcosa pure io”.
Io queste persone le comprendo, non comprendo la scelta di impiccare dei pupazzi, dei manichini con le sembianze dei calciatori del Napoli. Non c’è ironia in tutto questo, c’è assenza di fantasia, non c’è nemmeno gusto per il macabro perché anche quello prevede conoscenza, e invece qui si vede solo l’ignoranza; poi i manichini penzolano da un cavalcavia e magari chi li ha appesi non è nemmeno del posto. Mondragone, in ogni caso, sarà anche brutta (e ve lo dice uno di Giugliano, che di bruttezza ne capisce) ma è fatta soprattutto di brave persone che non meritano di essere assimilate a linciatori di manichini.
I tifosi della Sampdoria
Durante questo campionato mi sono soffermato poche volte sui cori razzisti o sugli insulti, sono cose che francamente mi annoiano. Una volta stabilito che molte persone sono stupide si può andare avanti. Quello che mi è tornato in mente ieri è l’aspetto che riguarda la fantasia, ovvero la sua assenza, come per i manichini di Mondragone. Mi chiedo come sia possibile che siano spariti quasi del tutto gli sfottò e resistano i cori sul Colera, sul Vesuvio, sulla Puzza.
Mi chiedo come sia concepibile che i tifosi di una squadra di centro classifica, una squadra che nulla chiede e che nulla dà, possano perdere tempo a insultare in maniera così volgare e inutile una città, una tifoseria, una squadra; aggiungo alla Sampdoria i simpaticissimi (sempre una parte di questi, si capisce) tifosi della Fiorentina, questi ultimi dovrebbero gioire adesso della propria squadra, che ha offerto con il Cagliari una prova talmente incolore da rendere il viola un grigetto novembrino.
L’avversario
Chiellini chiede rispetto ma poi parla di 36 titoli vinti, che invece sono 34, ma allora di quale rispetto parliamo? Io credo che l’avversario vada sempre rispettato ma l’avversario chi è? Di sicuro non è Chiellini, ma non è nemmeno la Juventus. Il problema del Napoli è non aver capito ancora bene chi sia il proprio avversario. Il motivo è semplice, l’avversario è fatto di tante cose; per molti è un libro di Carrère e basta.
Per il Napoli certe volte è la squadra contro cui si gioca, certe volte è il pubblico che sostiene troppo o troppo poco, certe volte è l’inerzia, certe volte è la frivolezza, altre è la tenuta mentale, altre è la debolezza della società, altre semplicemente non buttarla dentro. Certe volte l’avversario è non distrarsi. L’avversario è la sfortuna, è l’arbitro, è il mister, è il presidente. L’avversario è l’albergo, è Mertens che sbaglia un rigore. Capiamo chi è l’avversario, quello che ci avversa è la somma di tante cose, ma pur andando a scavare nelle minuzie non trovo Chiellini.
Trovo Allegri, trovo Pianjc, trovo addirittura Higuain, ma di Chiellini nessuna traccia, me lo ricordo (ed è un ricordo) da spettatore mentre rivolto a qualcuno del Real Madrid fa un gesto accompagnato da un inglese inesistente “you pay” (mi pare). Chiellini si goda la sua vittoria mentre noi ci concentriamo e scoviamo l’avversario. Dopo averlo trovato impareremo a rispettarlo.
Milik
Raniero Virgilio in un pezzo uscito ieri sera ricordava in maniera appropriata Massimo Troisi quando auspicava una Madonna che ridesse, perché di santi e madonne che piangono non se ne può più. La Madonna che ride è Milik, e non perché sia in odor di santità ma perché è tornato, sa di nuovo ed è forte.
#IoStoConSarri ma in campo, mai in albergo.