Le immagini che restano in questa stagione: i sorrisi di Arek e Kalidou, e niente da contestare a questa squadra, a questa società.
Il sorriso di Arek
È andata come è andata. Occasioni perse, sogni infranti. È stato un anno indimenticabile. Sempre con l’adrenalina al massimo, qualche volta amareggiati per le prestazioni del gruppo, ma come non riconoscere che è stato un bellissimo sogno iniziato il 16 agosto – a Napoli, contro il Nizza – che si concluderà domenica, dopo nove mesi? Non ho nulla da chiedere, da rivendicare, da pretendere, da contestare, non ho conti in sospeso da presentare. Non mi piace dover sparare addosso al Presidente o al Comandante. Di tutto quest’anno un solo fotogramma porterò nei miei ricordi: il sorriso di Milik.
“Piezze ‘e lignamme”, Milik, per quel suo dondolarsi sbracciato, quel suo essere altissimo al confronto dei diversamente alti (Insigne, Mertens, Mario Rui…), ci racconta il Napoli dell’innocenza. Di una squadra e una città che sognano, che vogliono divertirsi e vincere.
Sfortunato, come lo è Napoli, Milik incarna il riscatto di questa città. Che si affida a lui, che non vede l’ora di poterlo applaudire, incoraggiare. È un gigante buono, come lo è Koulibaly, l’anima bella e “mischiata” di questa città tollerante, cosmopolita. Offesa dalle tifoserie ignoranti e razziste di città che possono vantare pagine gloriose contro il nazifascismo.
Vorrei che rimanesse, Sarri. Ma nello stesso tempo sento che il rapporto tra lui e la squadra, la società, la città, si è esaurito. Succede. Dobbiamo aspettare qualche giorno ancora. Convinti che il Napoli e Napoli sapranno guardare al futuro con la voglia di vincere. E che il nostro sogno diventerà realtà.