Se resta, accetta la politica del club. Ha paura di non poter tener fede alle attese dei tifosi, potrebbe anche restare fermo un anno.
La cena non inganni
La cena non inganni. Sarri e De Laurentiis hanno scambiato due chiacchiere solo sul finire della serata. La giornata di ieri – come previsto – è stata interlocutoria. Nulla si è mosso sul fronte contrattuale. Lo scrive Il Mattino nel racconto del giovedì della festa, o meglio della cena di fine stagione. C’è stato troppo ottimismo in alcuni resoconti dell’incontro di mercoledì.
I dubbi restano. Sarri ha paura di non poter ripetere l’impresa di quest’anno e che quindi, inevitabilmente, il suo rapporto con la tifoseria si logorerebbe. Sa che il Napoli metterà sul mercato alcuni calciatori e che la società non alzerà il tetto ingaggi. E ogni tanto gli tornano in mente le critiche del presidente.
L’idolo della piazza
Sarri è a un bivio, e lui per primo lo sa. Se resta, accetta la politica del Napoli. Nel bene e nel male. Accetta un mercato fatto di giovani importanti ma non ancora del tutto consacrati, accetta l’arrivo di altri Zielinski, Diawara, Milik ma anche Rog, Ounas e Machach. E accetta anche l’idea di doverli far giocare di più, perché la richiesta della proprietà è chiara. E non ha bisogno di traduzione. Se firma il nuovo contratto dice di sì a tutto questo. Ed è questo lo frena, che gli fa venire più di un dubbio: lui si sente l’idolo dei tifosi, è l’uomo che tira per la giacchetta l’arbitro Gavillucci e lo intima a fare qualcosa per fermare i cori razzisti della curva della Sampdoria sennò fa ritirare la squadra. E sa che il futuro fa pagare pegno a chiunque. Senza fare sconti neppure agli idoli come lui. D’altronde sa pure che ci saranno 3 o 4 titolari che andranno via e inserire nuovi giocatori nel suo modulo richiede tempo. Anche se fossero giocatori di livello, di grande qualità. Insomma, il suo ciclo, in cuor suo, sente che è finito.
Sarri ha dubbi anche sulla prossima destinazione. È dubbioso sull’Inghilterra dove l’allenatore è anche un manager e lui si sente soltanto un istruttore di calcio, un allenatore di campo. Potrebbe anche restare fermo un anno.