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Stadio San Paolo di Napoli: sei anni di scontri inutili tra de Magistris e De Laurentiis

Dal progetto Zavanella allo stadio a Caserta, dai soldi del Credito Sportivo alle Universiadi. È cresciuto solo il Napoli, tutt’attorno è fermo

Stadio San Paolo di Napoli: sei anni di scontri inutili tra de Magistris e De Laurentiis
De Laurentiis e de Magistris

Terza e ultima puntata (qui e qui le prime due)  dell’immaginifico viaggio attraverso annunci, smentite, idee, progetti, illusioni e delusioni attorno al nuovo stadio del Napoli.

Con l’arrivo di Luigi de Magistris la questione assumerà pian piano i contorni della singolar tenzone con il presidente del Napoli, un estenuante duello nel proporsi come paladino di Napoli e del Napoli.

Il Comune emana il bando per la manifestazione di interesse al project financing: arriva solo un progetto (2012)

Dopo qualche mese di tentennamento, nell’estate 2012, dopo l’ennesima messa in mora per questioni di sicurezza da parte del Prefetto, il Comune emana finalmente il bando che dovrebbe far venire allo scoperto gli investitori interessati al project financing per il nuovo stadio.

L’iniziativa non riscuote il successo sperato (un modo elegante per dire che non ci sono finanziatori). Ha risposto solo la Idis di Faraone Mennella (all’epoca sotto inchiesta proprio per la vicenda stadio dopo lo scoop del Napolista): investimento di 700 milioni di euro per un impianto da 50.000 posti a Ponticelli.

Con il passare dei giorni, l’ipotesi realisticamente più percorribile, anche a causa dei limiti del Piano regolatore, sembra essere quella della ristrutturazione del San Paolo, come ormai De Laurentiis sostiene da tempo.

È guerra tra Comune e Napoli Calcio (2013-I)

Il project financing sembra essere oramai abbandonato, ma le frizioni tra Comune e Società si fanno sempre più aspre. Nel marzo 2013 al Comune si accorgono che De Laurentiis deve alle casse cittadine ben 5 milioni di euro. C’è una convenzione in atto da rinegoziare, ci sono i debiti vantati dal Napoli per la costruzione dei tornelli di qualche anno prima.

Qualche giorno dopo il Comune abbandona definitivamente l’idea di un nuovo impianto e decide che la cosa migliore è ammodernare il San Paolo. Viene diffuso il dossier con il quale i tecnici di Palazzo San Giacomo hanno bocciato l’unico progetto presentato. Il resoconto lo trovate qui, il riassunto è che il progetto era improponibile. Per rifare il San Paolo, però, c’è sempre la piccola questione dei soldi che non ci sono.

De Laurentiis si stufa e minaccia di costruire uno stadio a Caserta (2013-II)

I rapporti tra de Magistris e De Laurentiis si fanno tesissimi. Le reciproche accuse di non rispettare gli impegni si fanno quotidiane. Nel settembre 2013 il presidente annuncia alla stampa “il sindaco ha detto che mi vendeva il San Paolo, ma non credo che con i tempi biblici con i quali gestiscono le cose i politici saranno in grado di dirmi la cifra. Mi diranno che non sarà possibile a causa del consiglio comunale e quant’altro ancora. A quel punto andrò dal sindaco di Caserta, troverò l’accordo con lui, e dal 2 gennaio inizierò la costruzione di un nuovo stadio lontano dalla città“.

La minaccia fa presa sul sindaco (che si mostra più conciliante), ma viene bacchettato pubblicamente dall’assessore uscente Tommaselli, che lo accusa di essere troppo morbido con il Napoli. Anche gli architetti appaiono sempre più sconfortati.

Pace tra Comune e Napoli Calcio. Rispunta l’idea di un nuovo stadio (2014)

La Convenzione tra squadra e Comune sta per scadere, DeLa e DeMa si cominciano a parlare con toni più sereni. Sfuma l’idea di portare il Napoli a giocare fuori città. Nell’aprile 2014 la pace: il Napoli salda i debiti nei confronti del Comune e si torna a parlare di uno stadio nuovo, stavolta nella versione San Paolo rifatto. 
Dopo qualche mese il Napoli conquista il secondo trofeo dell’era De Laurentiis, ancora la Coppa Italia nella nefasta notte in cui Ciro Esposito viene ferito a morte dall’ultras romanista Daniele De Santis.
Il nuovo stadio sparisce di nuovo dalle cronache cittadine. Qualcuno suggerisce di cominciare a demolire il terzo anello in metallo, praticamente mai utilizzato. Le altre squadre vanno avanti. Dopo la Juve, anche la Roma sembra pronta per dotarsi di un impianto autonomo. Dal fronte azzurro, invece, nessuna novità. De Magistris nel frattempo affronta la sospensione per la legge Severino.
Prima della fine del 2014 il Napoli vince il terzo (e ultimo, per il momento) trofeo da quando è rinato dopo il fallimento. Anche la Supercoppa di Doha diventa un protesto per una stoccata al Sindaco da parte di De Laurentiis

Nessuno crede più al nuovo stadio. È il momento della rassegnazione (2015-I)

Il Napoli, anche grazie all’ingaggio di Rafa Benitez, si è rilanciato a livello internazionale e scala il ranking Uefa. Ciò rende ancora più evidente l’immobilismo della città che non riesce ad assecondare la crescita della squadra. Lapidario è il giudizio di Giuseppe Guida davanti all’ennesimo annuncio di una ristrutturazione del San Paolo: «La storiella del progetto del “nuovo” San Paolo, in sintesi, è una di quelle attraverso le quali si può capire la vera qualità della classe politica e dirigente locale e della cricca professionale e imprenditoriale che ci gira attorno, nessuno di essi con un’idea buona, nessuno disposto a rischiare un centesimo o un voto e nessuno con il minimo di ambizione di pigliarsi, un domani, il merito di una buona operazione.»

Risorge il progetto del nuovo stadio da 45.000 posti ma è di nuovo scontro con il Comune che lo boccia (2015-II)

Nel giugno 2015 il Napoli affida all’architetto Gino Zavanella (che ha lavorato alla costruzione dello stadio della Juve) il compito di lavorare ad un nuovo progetto. Si parla di eliminare la pista di atletica, un investimento ridotto (appena 30 milioni) rispetto ai mastodontici interventi paventati in passato e di riqualificazione del quartiere Fuorigrotta.

A luglio arriva la versione definitiva del progetto: 45.000 posti a sedere e gallerie commerciali. Intanto è arrivato Sarri al posto di Benitez. De Magistris si dice pronto a firmare subito. La Regione immagina l’utilizzo di fondi europei per l’opera. Dopo qualche mese la pratica arriva di nuovo in Comune, i posti si sono ridotti a 40.000 e servono 23 milioni di euro.

Ad agosto viene presentato il progetto per la ristrutturazione e viene prorogata la convenzione tra Comune e Società.

Il sindaco sprona il presidente a mettere più soldi nel progetto “per passare dal cesso al salotti” (mentre promette di tingersi i capelli d’azzurro in caso di vittoria dello scudetto). De Laurentiis gli risponde a stretto giro: “se sei interista e contro il Napoli, lo devi dire”. Il sindaco: “hai la manella tirata“. Bei momenti.
A fine ottobre viene approvata la nuova convenzione con il Napoli, mentre si discute dei biglietti omaggio ai consiglieri.
A sorpresa, poi, arriva lo stop da Palazzo San Giacomo: progetto ritenuto inaccettabile. Piuttosto il Comune ci pensa da solo!

La reazione di De Laurentiis è furiosa: «il San Paolo è un cesso, ha le stalattiti di pipì e cacca dei topi. La mia proposta al Comune non l’hanno capita, fanno populismo, gli stadi devono diventare dei teatri. Mi costringono a farlo a modo mio da un’altra parte».

Sul finire dell’anno, dopo mesi di tensione, De Laurentiis dice “io e De Magistris? Non abbiamo mai litigato.”

Per il 2015 la storia finisce qui.

Accantonato il nuovo stadio, si pensa a piccoli lavori di ristrutturazione (2016-I)

Il progetto del Napoli è saltato, il sogno di un nuovo stadio anche, dal Comune arriva una proposta al ribasso: 20 milioni per fare qualche lavoretto al San Paolo. I soldi dovrebbe metterli il Credito Sportivo. De Laurentiis pare d’accordo.
Si avvicinano le elezioni comunali, i milioni del Credito Sportivo diventano 25. In città vengono affissi dei manifesti con il sindaco che indossa la maglia dell’Inter.

Dopo la rielezione di de Magistris, il clima con il Napoli sembra essere tornato sereno. I soldi del Credito Sportivo, secondo De Laurentiis, dovranno essere usati per bagni, spogliatoi e ingresso del garage. Il sindaco conferma: «Abbiamo l’urgenza di effettuare subito alcuni lavori in vista della Champions».Intanto Higuain fugge dal Napoli, a luglio i lavori di ristrutturazione “stanno per partire” e si paventano nuovi investimenti in occasione delle Universiadi. Ad agosto arriva l’ok del Comune e De Laurentiis si mostra accondiscendente con il sindaco.

De Laurentiis ci ripensa: nuovo stadio da 20.000 posti (2016-II)

Un po’ per i lavori che non partono, un po’ per la contestazione dei tifosi a causa del caro-biglietti, il patron del Napoli torna sui suoi passi e, mentre Milik non fa rimpiangere Higuainannuncia: «Dalla tribuna autorità non si vede niente, meglio la tv. Farò un nuovo stadio da 20 mila posti».
A novembre 2016 i lavori pagati con i soldi del Credito Sportivo ancora non sono partiti. L’assessore Borrello dichiara: «Abbiamo incontrato De Laurentiis e riteniamo che entro i prossimi 15 giorni sarà firmata la transazione per l’affitto del San Paolo per la passata stagione. Contiamo di approvare la nuova convenzione, invece, entro dicembre», ma con il Napoli è di nuovo gelo.
Il Napoli va avanti in Champions League e affronta il Real Madrid, per il sindaco è una buona scusa per sorvolare sui lavori ancora da eseguire.
A dicembre ancora non c’è chiarezza sui lavori da eseguire al San Paolo, tutto rinviato a gennaio 2017.

Tra lavori da eseguire e ancora sogni di un nuovo stadio (a 7 km da Napoli) (2017)

A Napoli sta per arrivare il Real Madrid. C’è il tutto esaurito, ma a meno di due settimane dall’incontro di Champions League i lavori alla tribuna stampa ancora non sono stati eseguiti. Si parla di “corsa contro il tempo” e, mentre si compila la cronistoria della faccenda San Paolo, non si può fare a meno di sorridere. Di sicuro i lavori strutturali vengono rinviati a fine campionato.

Alla fine i lavoretti alla tribuna stampa vengono eseguiti e de Magistris coglie l’occasione per dire no allo stadio da 20.000 posti, per rinnovare la promessa di investire i 25 milioni del Credito Sportivo e per rimarcare che «senza il Comune non si sarebbe potuto giocare il match con il Real». A distanza di poche ore arriva la risposta violenta di De Laurentiis: “il sindaco è un populista, cerco terreni per costruire un nuovo stadio“.

Intanto a Maradona viene concessa la cittadinanza onoraria, visto che di intitolargli lo stadio non se n’è fatto più nulla.
Il campionato è finito ed è lo stesso de Magistris ad ammettere che quella dello stadio sta diventando una telenovela. Tra un rinvio e una polemica si arriva fino a dicembre quando De Laurentiis afferma: «ho trovato l’area per il nuovo stadio. Magari a 7 km da Napoli». Si ipotizza che sia Melito l’area individuata.

I giorni nostri: la questione Stadio è tutt’altro che conclusa (2018)

Napoli dovrebbe ospitare le Universiadi del 2019, tra le strutture individuate c’è anche il San Paolo. Nel marzo di quest’anno de Magistris annuncia una delibera da 2,5 milioni di euro per qualche piccolo lavoretto (spogliatoi e illuminazione). De Laurentiis invece porta avanti (almeno sulla carta) i lavori per un nuovo stadio: 40.000 posti e progetto affidato (ancora) a Zavanella, padre dello Juventus Stadium,
Ad aprile il presidente fa qualche cifra, dichiarando che è pronto ad investire 120/150 milioni per nuovo stadio e nuovo centro sportivo.
A maggio tra sindaco e presidente volano insulti e minacce di querela per i ritardi nei lavori e le accuse al sindaco di voler favorire il fratello nell’organizzazione di eventi al San Paolo. Dalla Regione assicurano lo stanziamento di altri 20 milioni per la ristrutturazione in occasione delle Universiadi e l’occasione diventa ideale per uno scontro (con insulti) istituzionale tra presidente della Regione e sindaco.

Conclusioni

Difficile tirare le fila di una vicenda che nel corso di 20 anni ha oramai assunto le sembianze di una farsa (o di una tragedia, a seconda del punto di vista). L’unica certezza (ancora) in piedi è il San Paolo, con i suoi limiti, i suoi problemi e la sua inadeguatezza. Le istituzioni e la società non sembrano in grado di andare oltre l’impianto di Fuorigrotta e, a ben vedere, nemmeno di provvedere all’ordinaria amministrazione.

Il Napoli che negli ultimi 8 anni ha guadagnato quasi 100 posti nel ranking Uefa, giungendo fino alla diciassettesima piazza, gioca in un impianto che non è minimamente all’altezza della squadra. Difficile attribuire responsabilità univoche dello stallo in cui ci troviamo. Sicuramente la corsa all’annuncio non ha giovato a nessuno, men che meno alla credibilità delle istituzioni. Si rincorre costantemente l’emergenza, che siano gli Europei o le Universiadi, la partita con il Real o la licenza Uefa. Non c’è programmazione e si viaggia a vista.

Colpisce che lo stesso pubblico che non esita a chiedere a De Laurentiis l’ingaggio dei top player non avanzi, di fatto, alcuna richiesta per quello che riguarda lo stadio.

Nel resto d’Italia ci si muove, anche se con lentezza.
Juventus, Udinese, Sassuolo, Atalanta e Frosinone giocano in stadi di proprietà delle società. A queste potrebbero aggiungersi, in tempi non troppo lunghi, Roma, Fiorentina, Cagliari, Empoli e Pescara.
Impossibile fare previsioni sul come e quando si concluderà la faccenda a Napoli. La sensazione è che l’anno prossimo, di questi tempi, potremmo ritrovarci con una nuova puntata da aggiungere alla telenovela.
(3- fine)
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