Elogia la squadra, il lavoro di Sarri ma traccia la sua direzione: «Il campionato si può vincere anche a 85 punti»
È semplice, ma non fesso
Ancelotti è veramente un leader calmo. E, soprattutto, semplice. Caratteristica di cui peraltro Carlo Ancelotti parla nei suoi libri. Ricorda le sue origini, i genitori che lavoravano la terra, la rabbia del piccolo Carlo quando il papà doveva dare il metà del raccolto al proprietario terriero. A vederlo così, in conferenza stampa, nella sua prima conferenza come allenatore del Napoli, sembra quasi timido. Ovviamente sono le sensazioni chi non lo conosce.
In realtà, Ancelotti ha il suo passo. È semplice ma non fesso. Come quando risponde a una domanda dicendo: «Se volete parlare di moduli, poi comincio a fare i test. Che cos’è un modulo?». Non si altera mai. Non alza mai la voce. Ogni tanto il sopracciglio, ma quello è un marchio di casa. Talvolta sembra persino arrossire. Ascolta con attenzione le incursioni di De Laurentiis. Ma anche qui sa benissimo come destreggiarsi. Talvolta sorride, anche o ride di gusto, altre volte il suo volto non tradisce nemmeno una smorfia. Come quando De Laurentiis parla di Sarri oppure del Var.
Dura circa un’ora il suo debutto mediatico col Napoli. In cui fa capire quale sarà il suo atteggiamento nel corso dei prossimi tre anni. Mantiene il low profile. È lui a ringraziare il Napoli e sottolinea più volte che a convincerlo è stata la forza questa squadra che ha una filosofia di gioco simile alla sua. Elogia la forza del gruppo. Non si nasconde tatticamente, come descritto in quest’articolo. Non raccoglie mai provocazioni sulla Juventus, pur sapendo che lui non ha mai amato particolarmente quella squadra. «Non fatemi parlare delle polemiche dello scorso anno, perché non c’ero».
Né nasconde le ambizione. E lo fa citando Pierluigi Bersani: «Non siamo qui per pettinare le bambole». Ma aggiunge: «Siamo qui per cercare di vincere. Poi, ovviamente, bisognerà vedere se siamo stati bravi».
I 91 punti
Cerca di smorzare l’ossessione bianconera: «Non c’è soltanto la Juventus nel campionato italiano né la Juventus rappresenta il potere. È una squadra forte , molto competitiva». Anche sui 91 punti procede senza enfasi e senza sminuire il lavoro di Sarri: «Il Napoli ha disputato un campionato importante, è stato in lotta per il titolo fino all’ultimo. Detto questo, il campionato si può vincere anche con 85 punti». Riconosce la forza di Cristiano Ronaldo ma non per questo si sente battuto ancor prima di giocare.
«Vivrò a Napoli, perché è una bella città»
La semplicità. «Il portiere ideale per me è il portiere che para». È il primo allenatore dell’era De Laurentiis ad abitare a Napoli. «Perché Napoli è una bella città, c’è un bellissimo panorama». Non si scalda mai. A un certo punto fa notare che si sta andando troppo per le lunghe: «Alle 17.30 abbiamo l’allenamento».
Sa come scherzare, ironizza su tutte le telefonate che gli sono state attribuite. E lo fa in modo da non rispondere. È abile nel giro palla, un po’ come faceva Benitez. Ma lo spagnolo ogni tanto si intestardiva, cercava un dialogo. Ancelotti sembra volare in un’altra dimensione, ci sono argomenti su cui lui sorvola come se le domande non fossero mai state poste. È davvero un leader calmo. La forza della consapevolezza. Di chi ha vinto tanto e sa come schivare qualche colpo senza nemmeno agitarsi.