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Higuain al Milan: storia di un downgrade (e di un insuccesso economico per la Juve)

Gonzalo Higuain è stato forzato a lasciare un club favorito per la Champions per uno che disputerà l’Europa League. Ed era un obbligo imposto dal mercato.

Higuain al Milan: storia di un downgrade (e di un insuccesso economico per la Juve)
Foto Ac Milan

Due anni dopo

Higuain al Milan è una lezione. Un po’ per tutti, ma soprattutto per chi tende a distorcere la realtà dei fatti e dei numeri. Ovvero, l’unica cosa che (teoricamente) non si potrebbe distorcere. Noi di Napoli e del Napolista lo sappiamo: per primi, tra pochi anzi diciamo pochissimi, abbiamo parlato di affare per il Napoli. Affare economico, si intende. Che è diventato affare tecnico nel momento in cui il Napoli-senza-Higuain ha fatto meglio del Napoli-con-Higuain. Una crescita forse lenta, ma progressiva: gli 82 punti del 2016 sono diventati 86 e poi 91, dimostrazione che la cessione del Pipita non ha indebolito la squadra. Numeri, cifre che non si possono distorcere.

Dall’altra parte, c’è la Juventus. Che ha acquistato un grande calciatore, e l’ha fatto rendere al massimo delle sue possibilità, dato il gioco della squadra, l’abbondanza di stelle e i risultati raggiunti: 55 gol in due stagioni, quattro trofei vinti, ma anche la sensazione che i risultati europei non siano stati intaccati più di tanto dalla presenza del Pipita. Soprattutto per una squadra e un ambiente che vivono sull’enfatizzazione perenne del concetto di vittoria, la mancata Champions è un fatto. È una realtà. L’acquisto di Higuain ha portato la squadra a giocarsi una finale e un quarto di finale, gli stessi identici risultati raggiunti prima dell’arrivo di Gonzalo. Parlare di fallimento è una forzatura, soprattutto dal punto di vista tecnico. Parlare di un insuccesso finanziario, quantomeno strategico, è quasi obbligatorio. Alla luce di com’è andata, dei fatti che si stanno concretizzando in queste ore. Dei numeri, delle cifre.

Il Milan e la Juventus

Higuain al Milan è una lezione, dicevamo. Sì, perché spiega alla Juventus che un investimento di 90 milioni su un calciatore vicino ai 30 anni è molto rischioso. Per non inciampare in una minusvalenza a bilancio, la società bianconera ha dovuto organizzare un maxi scambio estremamente creativo con il Milan. Non c’erano altre pretendenti, e lo stesso club rossonero ha imposto delle condizioni precise (e vincolanti) perché l’operazione potesse concludersi. Per dire: il Chelsea non avrebbe mai speso 60 milioni per un prossimo 31enne (leggi sopra). Il Milan lo ha fatto per avere un calciatore nettamente al di sopra dei suoi standard, ma a patto di prendere Caldara a costo zero. Caldara è un difensore di 24 anni, ed è stato valutato 40 milioni di euro. Il Milan non l’ha pagato, liberandosi tra l’altro di un calciatore di grande impatto sul proprio bilancio. Anche lui 31enne, ma guarda un po’.

Allegri ha detto la frase giusta, parlando del maxi-scambio: «Siamo stati obbligati dal mercato». Ovvero: l’occasione CR7 ha costretto la Juventus a liberarsi del calciatore più ingombrante (nelle gerarchie dell’attacco e nel bilancio), e a costruire una ricca plusvalenza. Dal punto di vista progettuale, ognuno può giudicare come vuole lo scambio Bonucci-Caldara. Di certo, è un affare in controtendenza rispetto al calcio internazionale (il Real Madrid ha ceduto Ronaldo e sta pensando di cedere anche Modric, forse non a caso).

Gonzalo

Higuain, a questo punto, è diventato pura merce di scambio. È stato ceduto in cambio di una plusvalenza. Non iscritta a suo nome, tra l’altro, ma a quello di Caldara (ne abbiamo parlato qui). Ai tifosi del Napoli non dispiacerà, si sono sentiti traditi, ma di certo la sua dimensione ora è nettamente inferiore. È la storia di un downgrade: due estati dopo, è passato da colpo del secolo a pacco postale. Sulla decisione di cederlo ha sicuramente pesato una valutazione economica più che tecnica (anche se Allegri l’aveva messo in panchina diverse volte, nell’ultima stagione), ma la realtà non si può distorcere: il più costoso acquisto interno nella storia del calcio italiano ha appena firmato per la squadra arrivata sesta nell’ultima Serie A. Giocherà l’Europa League. Dopo che era stato acquistato per vincere la Champions.

Dal punto di vista economico, Higuain ci ha guadagnato: il suo ingaggio crescerà, i 7.5 milioni netti percepiti a Torino diventeranno 9.5 se non 10 a Milano, con la collaborazione della Juventus. Un’altra beffa per l’uomo e il personaggio-Higuain: un incentivo all’esodo da parte del club che ha forzato la propria politica storica pur di acquistarlo. La Juventus, nel frattempo, è cresciuta fino ad acquistare Ronaldo, ma intanto chiuderà il bilancio 2018 in rosso (qui la previsione di Calcio&Finanza). Dopo l’utile nel 2017, grazie alla plusvalenza di Pogba. I ricavi, probabilmente, saranno in contrazione.

Ecco, abbiamo ricostruito e chiuso in bellezza la storia di un insuccesso economico da parte del club bianconero. Higuain è stato un investimento grosso, rischioso, e ha pagato solo dividendi tecnici. O meglio: ha confermato i risultati che la Juventus aveva raggiunto nelle stagioni precedenti, senza Higuain. Questa è la realtà, questi sono i numeri. Senza distorsioni.

 

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