Il fronte papponista muove accuse uguali e contrarie: da un lato Adl ha indebolito la squadra, dall’altra vuole speculare con i biglietti (che a Napoli costano meno degli abbonamenti)
Il Comune non risponde nel merito delle accuse
Una parte della tifoseria aspettava messianicamente il 9 agosto per apprendere del ritorno di Cavani, invece di notizia ne è arrivata un’altra: non sarà possibile, quest’anno, abbonarsi.
Con un comunicato molto duro, il Napoli ha annunciato che la campagna abbonamenti non sarà varata e non ha esitato ad attribuire le responsabilità all’amministrazione comunale.
Si tratta di uno strappo, l’ennesimo e forse il più forte, tra Comune e Società. Sullo sfondo c’è la convenzione proposta più volte dall’assessore Borriello e non accettata dal presidente. Lo stadio San Paolo torna, ancora una volta, al centro di una querelle di cui, al momento, è impossibile prevedere il finale. De Laurentiis non lo ama, vorrebbe uno stadio di proprietà. Nel corso degli anni si sono fatte moltissime ipotesi sull’impianto (qui, qui e qui trovate una cronaca dettagliata degli annunci e delle smentite che hanno riguardato il San Paolo da 20 anni a questa parte), ma non è mai avvenuto nulla di concreto.
Un numero decrescente negli anni
Quello che è certo è che quest’anno non sarà possibile abbonarsi. Per molti la fine di un rito, di una consuetudine d’amore per la squadra, per i più non cambierà nulla, visto che il Napoli ha visto di anno in anno scendere vertiginosamente il numero degli abbonati. Nelle ultime stagioni sono stati sempre meno i tifosi abbonati, con numeri lontanissimi dai fasti degli anni ’80 e ’90, ma anche dalle altre squadre di Serie A. Non poteva, anche questa occasione, non trasformarsi nell’ennesimo pretesto per accusare il Presidente di voler lucrare sulla passione azzurra. Solo che stavolta la nutrita schiera di contestatori della società è cascata in un corto circuito mentale degno di un approfondimento da parte degli specialisti.
Le contraddizioni dei papponisti
Da una parte, infatti, i papponisti accusano De Laurentiis di non aver rafforzato la squadra e di non aver preso il celeberrimo top player. Dall’altra (e per averne conferma basta cercare pappone abbonamenti su twitter) lo accusano di non aver fatto partire la campagna abbonamenti per poter alzare a proprio piacimento i prezzi dei biglietti per gli incontri casalinghi.La foga anti De Laurentiis impedisce di constatare che le due affermazioni si contraddicono. Una squadra destinata al declino non attirerebbe tifosi allo stadio, cosa che invece sarebbe in grado di fare una squadra forte, in lotta per lo Scudetto.
Ma, si sa, la logica difficilmente alberga nelle critiche preconcette ad una società di cui ci siamo stancati di elencare i risultati. A margine annotiamo anche che la teoria della speculazione sui biglietti non trova fondamento nel comportamento della società, visto che l’anno scorso, quello del secondo posto, dei 91 punti e di “abbiamo un sogno nel cuore”, chi ha acquistato i 19 tagliandi per le partite interne ha speso meno di chi si era abbonato. Come sia possibile accusare di speculazione chi si è comportato così, davvero mi sfugge.Ancora più a margine constatiamo che i più incazzati per la decisione di non varare la campagna abbonamenti sono quelli che l’abbonamento non lo facevano. Un po’ come accade sugli autobus (i pochi rimasti in città), dove i più accaniti contestatori del servizio sono quelli che scendono di fretta e furia se sale il controllore.