Napoli-Milan, l’analisi tattica: Ancelotti ha apportato alcuni correttivi in corsa, per sfruttare meglio le difficoltà dell’avversario. E ha vinto.
I gol subiti
Napoli-Milan è stata una partita a dama, soprattutto nel primo tempo. Una mossa per squadra, anzi un’azione per squadra, folate di vento in direzioni contrarie. Ognuno a modo suo: il Milan con il possesso ragionato e ultra-esasperato, fin dal primissimo passaggio; il Napoli ha risposto la forza della difesa alta, della pressione sul portatore di palla, molte volte i giocatori di Ancelotti hanno corso anche a vuoto pur di tenere alti i ritmi del gioco. Fin quando il Milan è riuscito a essere preciso nella fase di costruzione, allora abbiamo assistito a un match alla pari, anzi ad un successo esterno non esagerato nel punteggio (i due gol segnati dal Milan vanno ben oltre gli expetced goals della squadra di Gattuso, pari a 0.64) ma non nella sostanza, con il Napoli incapace di imporre la propria superiorità. Poi, dopo, sono arrivati i cambi tattici di Ancelotti, che hanno riscritto la partita. Dal punto di vista tattico, ma anche e soprattutto emotivo.
Da notare anche la posizione simmetrica di Hysaj e Mario Rui, entrambi alti a sostegno del gioco d’attacco. È il vero marchio di fabbrica del Napoli di Ancelotti.
Partiamo, però, dall’inizio: due squadre dai concetti simili si sono affrontate in maniera speculare, 4-3-3 contro 4-3-3 e grande simmetria nello schieramento in campo. Sopra, la passmap del Napoli conferma la nostra lettura iniziale: la squadra di Ancelotti ha avuto un chiaro predominio territoriale (baricentro medio a 57 metri), mentre il Milan ha deciso di rimanere basso e controllare il pallone (per i rossoneri, altezza media di 47 metri e possesso palla favorevole nel primo tempo, 57% contro 43%).
Si tratta di scelte precise da parte degli allenatori: Ancelotti voleva cercare di recuperare il pallone in zone avanzate di campo, Gattuso voleva attirare il pressing del Napoli nella sua area per creare scompensi nella metà campo avversaria. È andata proprio in questo modo, i due gol subiti dal Napoli sono “strutturali”. Ovvero, nascono da grandi azioni pensate e costruite dal Milan per sfruttare i punti deboli del sistema difensivo di Ancelotti. Che, fondamentalmente, restano gli stessi di Sarri: come per il Napoli degli ultimi tre anni, un buon cambio di gioco sul lato debole può creare situazioni di grave inferiorità numerica.
Napoli-Milan 1-1, febbraio 2016; Napoli-Milan 3-2, agosto 2018. Trova le differenze
Anche la seconda rete nasce con un pallone sventagliato, stavolta da sinistra a destra, alla ricerca di Suso. Il Napoli ha un modello difensivo orientato sul pallone, cerca di recuperare il possesso muovendosi in base ai movimenti della sfera, un buon pallone ad aprire il fronte dall’altra parte creerà sempre difficoltà in questo senso. È il dark side di un dispositivo che funziona, e che tutti adotterebbero se non avesse qualche criticità.
La risposta offensiva del Napoli, nel primo tempo, è stata poco intensa più che negativa. Ed è strettamente legata all’atteggiamento e allo schieramento della squadra in fase pressing, mentre il Milan esercitava il suo possesso palla. Ancelotti l’ha spiegato in maniera chiara nel postpartita, parlando del cambio tattico che ha indirizzato – se non deciso – la partita: «Il passaggio al 4-4-2 ci ha permesso, paradossalmente, di ritrovare equilibrio in fase difensiva. Abbiamo potuto pressare meglio Biglia». È una lettura rivoluzionaria, che va al di là del semplice “cambio di modulo”. Il Napoli del secondo tempo, in realtà, ha semplicemente modificato di qualche metro la posizione di Zielinski, il polacco si è spostato alle spalle di Milik, proprio nella zona di influenza di Biglia. Una modifica sottile ma sostanziale, avvenuta per assecondare una precisa situazione di gioco.
Situazione di uno contro uno a tutto campo, Hamsik è l’uomo incaricato di tenere Biglia
Il nuovo Napoli ragiona secondo un meccanismo di pressing uomo su uomo, si orienta ancora sul pallone ma ha un riferimento posizionale meno variabile – perché è più selettivo nell’aggressione, meno radicale nell’accorciare gli spazi, contempla anche fasi di difesa posizionale. Quindi, Hamsik su Biglia nel primo tempo. Per una questione di caratteristiche e di spaziature, si tratta di una scelta che non ha pagato: Hamsik non ha il passo e le letture difensive per coprire rapidamente su Biglia, molto spesso la distanza tra i due era ampia e questo ha favorito la libera impostazione dell’argentino. Con il passaggio al 4-4-2, Ancelotti non ha fatto altro che accorciare quello spazio. Zielinski, in posizione da trequartista, ha avuto la possibilità di attaccare subito il portatore di palla, una scelta che ha pagato dividendi importanti nella fase di recupero palla, e poi nella transizione positiva. Il gol del momentaneo 1-2 nasce esattamente così.
Milik più Zielinski; subito dopo si vede chiaramente la disposizione offensiva della squadra di Ancelotti, 4-4-2 con tendenza al 4-2-3-1. Bellissimo il movimento di Milik ad attaccare il palo lungo e ad allungare la difesa del Milan.
Da qui in poi, la partita tattica ha poco da dire. Il Napoli ha preso in mano il controllo emotivo del gioco, il Milan non ha saputo più ripartire con intelligenza, anzi ha continuato ad esasperare la costruzione rischiosa dal basso. Il gol del pareggio della squadra di Ancelotti nasce da una situazione casuale, da corner, mentre anche il terzo fa risalire sé stesso ai correttivi del tecnico emiliano. Non tanto il pallone (geniale) di Diawara per Allan, in una lettura dei mezzi spazi da puro 4-3-3, quanto la presenza di Mertens dall’altra parte del campo. Anche questa dinamica è stata spiegata da Ancelotti: «Con Mertens in campo, abbiamo cambiato ancora. Piuttosto che farlo giocare da trequartista, gli ho chiesto di andare verso sinistra, in modo da sovrapporsi internamente a Insigne che rimaneva molto largo».
In questa situazione, Insigne stringe al centro per cercare di chiudere la conclusione. Ma Mertens parte da sinistra, anzi si sovrappone al compagno e si ritrova un pallone da spingere solo in rete.
Conclusioni
Basta rivedere l’animazione appena sopra per capire quanto Ancelotti abbia inciso sulla partita. Le sue sono letture immediate e non banali. Reattive rispetto all’andamento del match. Certo, nascono da una situazione (diventata) emergenziale. Ma anche da una perfetta comprensione dei momenti e dei possibili scompensi del Milan. Che, con il tempo, si è trasformato da squadra precisa in squadra stanca, ha perso le distanze e ha finito per pagare la differenza di qualità nei giocatori in campo.
La partita lascia in dote diversi segnali sul futuro tattico del Napoli. Anche con Sarri, soprattutto in alcuni momenti della scorsa stagione (a Ferrara contro la Spal, per esempio), abbiamo assistito a dei cambi posizionali pensati e attuati per ribaltare la partita. Difficilmente, però, si andava oltre l’inserimento di un quarto uomo offensivo – in realtà il tecnico toscano ha spiegato spesso che prima dell’infortunio di Milik stava lavorando su soluzioni alternative.
Con Ancelotti, la situazione cambia, diventa più elastica. La modifica tattica risponde a un’esigenza temporanea, ma vive su più dinamiche. Ieri, per esempio, il Napoli ha cambiato modo di pressare con un semplice spostamento di posizione. Ha esplorato un luogo nuovo all’interno di sé stesso. L’idea di Ancelotti, nel tempo, è quella di creare una squadra che sappia sfruttare un menu ampio di possibilità. Ieri sera abbiamo assistito a un’anteprima di quello che potrà essere il futuro liquido di questa squadra. Ed è un futuro promettente, non c’è che dire.