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La vita di Benitez a puntate / La prima panchina in serie A

E poi arrivò il momento del primo incarico, la panchina del Real Madrid B giovanile, la prima promozione della sua ancora giovane carriera. Le qualità di Rafa non erano passate inosservate agli occhi del manager, Vicente Del Bosque. Sarebbe rimasto un paio d’anni, in coincidenza del picco e dell’inizio del declino della cosiddetta Generazione Butragueño. Nel ’90/91 la crisi della prima squadra portò all’esonero del gallese John Toshack e all’arrivo momentaneo in panchina di Alfredo Di Stefano, il quale volle con sé come vice l’allenatore delle giovanili, Camacho. Così, alle giovanili del Real salì Rafa. Risultato: un campionato vinto e due Coppe nazionali. Una contro il Barcellona. Ai rigori. Il suo apprendistato alla Casa Blanca poté dirsi concluso quando nel ’93 gli diedero la panchina della seconda squadra del Real, che all’epoca si chiamava ancora Castilla e che giocava in serie B. Il debutto non poteva essere migliore: 3-1 sull’Hercules al Bernabeu. Un periodo di grande lavoro, un ciclo che si completava, ora Rafa era pronto per la sua carriera: uno dei suoi ragazzini, cresciuto sotto la sua guida, fu giudicato maturo per debuttare con la prima squadra. Si chiamava Raul. Arrivò anche il turno di Rafa. Al Real, il vero Real, mette piede nel ’93/94, seconda metà del campionato. La panchina di Benito Floro salta per una incredibile sconfitta in casa del Lleida. La squadra viene affidata a Del Bosque, Benitez gli fa da vice. Cruyff sta guidando il suo Barcellona a un nuovo titolo, Madrid è frustrata, è fuori pure dalla Coppa per via di una sconfitta con il Tenerife, non rimane che accontentarsi di una qualificazione per la Coppa Uefa, e guardare avanti, se non altro Rafa ha assaggiato l’aria del grande calcio. Accanto a Del Bosque ha imparato tanto, in una situazione di totale emergenza, senza avere avuto modo di pianificare nulla, quello che si chiama battesimo del fuoco. Quando il presidente del Real dà l’incarico a Jorge Valdano, Rafa se ne torna al Real B, in seconda divisione. Sarà l’anno dell’addio. I contrasti con Valdano sono ogni giorno più accesi. L’argentino prova a imporgli la formazione, chiede che giochi più spesso Paco Sanz, figlio del vicepresidente Lorenzo, come racconta Paco Lloret nella sua biografia autorizzata di Benitez. Rafa intuisce che è arrivato il momento di sganciarsi dalla Casa madre, e di camminare con le sue gambe, da solo. È l’estate del ’95 quando si fa avanti il Valladolid, squadra appena retrocessa in serie B. Vogliono lui per la sua ormai riconosciuta bravura nella pianificazione totale del lavoro. Rafa arriva, studia la squadra, sceglie i giocatori da confermare e quelli da ingaggiare. Tutti insieme partono per il ritiro a Los Angeles de San Rafael, una città fra le montagne di Segovia. È pomeriggio, la squadra sta riposando, quando squilla il telefono nella camera di Raf, pure lui a letto. Il Celta Vigo e il Siviglia sono stati retrocessi per irregolarità amministrative, il Valladolid viene ripescato subito in serie A con l’Albacete (finirà che i due club saranno salvati, ma i ripescati conserveranno ugualmente il diritto alla promozione a tavolino: serie A a 22 squadre). La sostanza: Rafa aveva una squadra di serie B e doveva giocare la serie A. Si voltò dall’altro lato e riprese a dormire. Il debutto in serie A sulla panchina del Valladolid arrivò il 3 settembre del ’95. L’avversario? Il Barcellona. Bell’inizio. E anche sfortunato: due gol subiti nell’ultimo quarto d’ora. Un piccolo miglioramento si ebbe contro Tenerife e Real Sociedad, due vittorie, eppure sarebbero rimaste le sole. La squadra non aveva sufficiente sostanza per giocare in serie A. In più sorsero un bel po’ di problemi con alcuni giocatori, tra cui il portiere dell’Honduras, Guevara, e la mezzala slava Asanovic, qualche anno più tardi visto di sfuggita anche a Napoli. Ingaggiato per fare la differenza, finì per diventare una parte del problema al Valladolid, non la soluzione. Entrò in contrasto con Rafa e ruppe definitivamente il giorno in cui venne rimproverato per un rigore causato in modo stupido. Figurarsi se poteva andare d’accordo con quel forsennato che mostrava ai suoi calciatori video sulle prossime avversarie. Lui stesso faceva riprese dei suoi allenamenti. Comportamento che si prestava agli sfottò della squadra. Successe che a Natale, Benitez ebbe un incidente d’auto slittando su una lastra di ghiaccio vicino casa. Auto distrutta, per fortuna nulla di grave né a lui né alla famiglia. Quando Rafa si ripresentò al campo, uno dei calciatori, Quevedo, lo accolse con una bella faccia tosta: “Mister, siamo felici che non ti sia successo niente, eravamo preoccupati che saresti mancato tanto al tuo videoregistratore”. Dopo una sconfitta subita per 5-2 contro il Valencia, il 24 gennaio del ’96, viene esonerato. L’inesperienza. L’occasione per il riscatto sarebbe arrivata dall’Osasuna, la squadra della città di Pamplona.
(4. – continua)
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I CAPITOLI PRECEDENTI
1. – L’infanzia
2. – Il giovane calciatore
3. – E un giorno Rafa scelse la panchina

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