La “notizia del giorno” per i quotidiani continua a essere la trattativa all’Olimpico tra il capo dei Mastiffs del Napoli e Marek Hamsik (a proposito, ieri sono finalmente girate le foto di uguale scena sotto la curva della Fiorentina. Queste immagini, però, la Rai non le ha trasmesse). Sia la Repubblica che la Gazzetta dello sport hanno stralci del rapporto dei commissari di campo della Federcalcio che hanno annotato il dialogo tra Gennaro e il capitano del Napoli. «Il verbale – scrive la Gazzetta – farebbe capire come quella mossa (l’incontro Marek-Gennaro) sia stata pianificata per garantire non tanto lo svolgimento della partita, ma soprattutto l’ordine pubblico che sarebbe diventato incontrollabile in caso di cancellazione della finale». Ergo, stabilito dalla Questura. È importante.
Il quotidiano racconta che la Digos temeva una riedizione del “derby del bambino morto”, in cui gli ultrà di Roma e Lazio chiesero e ottennero la sospensione della partita. La polizia vuole giocare, il Napoli tentenna. A questo punto, scrive la Gazzetta, QUALCUNO “propone di portare i calciatori sotto la curva. La società del Napoli non si oppone e dà il via libera”. QUALCUNO chi? IL massaggiatore? Il venditore di bibite? O il questore? “Impossibile per Hamsik – prosegue la Gazzetta – dribblare la richiesta. La delegazione è composta dalle forze dell’ordine, un dirigente azzurro, l’ispettore Figc e altri non identificati”.
Il quotidiano sportivo riporta i virgolettati, con Marek che dice “Ci metto la faccia, Ciro non è morto” e Gennaro che replica: “Tanto sappiamo tutti chi siamo e dove siamo”, frase che non dobbiamo decrittare. E fa capire che adesso il Napoli rischia sanzioni.
Questo, insomma, è accaduto. Nulla di nuovo per chi frequenta gli stadi. Clamoroso per un calcio che dimentica tutto: dal famoso derby Roma-Lazio agli infortuni a catena dei giocatori della Nocerina minacciati dagli ultras.
Quindi la trattativa c’è stata, o comunque c’è stata una rassicurazione. Ennesima bugia della Questura. Perché in questa vicenda, come peraltro hanno qui scritto sia Claudio Botti che Anna Trieste, la figura di Genny è perfetta per nascondere le responsabilità di tutti gli altri: del governo, delle forze dell’ordine, delle società colluse.
Al momento, e siamo quattro giorni dopo la partita, non sappiamo ancora niente. Non sappiamo precisamente che cos’è accaduto a Tor di Quinto. Non sappiamo quanti erano gli aggressori. Ormai è chiaro che Daniele non era da solo. Quanti erano con lui? Non si sa. Non si sa con certezza nemmeno se sia stato lui a sparare e a ridurre in fin di vita Ciro (che, ricordiamolo, è tra la vita e la morte). Non sappiamo perché lungo il tragitto da Saxa Rubra allo stadio non c’erano colonne di poliziotti e carabinieri. Non capiamo come sia stato possibile non riuscire a mantenere la situazione sotto controllo nemmeno all’esterno dello stadio Olimpico, dove ci sono state cariche della polizia, attacchi di violenti che sono entrati senza biglietto. Insomma, la Waterloo della Questura e della Prefettura di Roma. Che si sono distinte esclusivamente per le loro bugie, ripetute sin dal primo momento.
In questo senso è da leggere la testimonianza al Mattino di un agente di polizia in servizio sabato. Sconcertante. Rivela come gli agenti si siano trovati isolati in più occasione, male organizzati. Denuncia l’assenza di forze dell’ordine sia a Saxa Rubra, sia a Tor di Quinto, sia lungo il tragitto dalla Rai allo stadio. Insomma, mette nero su bianco l’inefficacia e la disorganizzazione del piano sicurezza.
Di questo si dovrebbe parlare, innanzitutto. Delle responsabilità di chi non ha saputo tutelare l’ordine pubblico. Tutti a Roma sapevano che a Tor di Quinto c’era questo circolo frequentato da neonazisti. Possibile che la Questura lo ignorasse? Una volta sfuggita la situazione di mano, il questore si è rivolto a Genny. Anzi, ha mandato Hamsik a rassicurare Genny. Nominandoli ambasciatori sul campo. In vece delle forze dell’ordine che di fatto hanno abdicato al proprio ruolo. Di questo dovrebbe parlare oggi il ministro dell’Interno Alfano. Ma dubitiamo che lo farà.
Massimiliano Gallo
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